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Un referendum a cui non partecipo

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Un referendum a cui non partecipo

Ho una inquietudine. Che il referendum intorno al finanziamento delle scuole paritarie di Bologna sia come diceva Fantozzi, una “boiata pazzesca”. Cosa per cui personalmente suggerirei a tutti di “evitarlo”. Infatti, a differenza delle boiate fantozziane, questo referendum comunque vada a finire avrà conseguenze nefaste. E con la parola “evitarlo” intendo proprio evitare di andare a votare. E’ il suggerimento che mi permetto di dare anche ai comitati  nati per sostenre quel che io penso, ovvero che un sistema educativo pubblico sia sano se armonizza risorse di stato, comune e società. Voterei B. Ma. C’è un “Ma” grande come una casa. Una inquietudine, appunto. Forse il compito di un poeta senza nessun potere è offrire qualche inquietudine a chi si sta schierando. Innanzitutto mi pare poco saggio, da parte del Comitato del B, accettare di confrontarsi su un tema così vasto e complesso con l’arma impropria del Referendum imposta dall’altro duellante. Nei duelli occorre che le armi si scelgano insieme o siano scelte dallo sfidato. Invece in questo caso il comitato del B ha abboccato all’uso di uno strumento che tende a semplificare, appiattire e banalizzare le cose, col rischio elevato di perdere, proprio mentre in gioco c’è qualcosa di tuttaltro che banale e piatto. Ogni referendum diventa inevitabilmente uno scontro ideologico. E in questo momento di crisi economica e di caos politico lo scontro sarà più duro e ottuso (come già si vede) e nessuno ci guadagnerà. I promotori del Referendum, facendo leva sul movimento 5 stelle e su SEL sanno mobilitare militanti che in questo momento si sentono particolarmente “missionari”. Non so quanto questo si possa dire dello schieramento opposto, visto le recenti performance elettorali di Pd e di Monti appoggiato da un po’ di Curie. Non è vero che i referendum sono uno strumento di per sé sano di democrazia. Sono uno strumento sano di fronte a certe urgenze. Questa non lo era se non per il furore ideologico di qualcuno. Ecco il secondo motivo d’inquietudine. I miei amici cattolici saranno quelli che pagheranno il dazio maggiore in questa competizione.  Anche un cieco vede che è in atto l’ennesimo capitolo di una lotta che segna l’Italia da 40 anni. Qualcuno più a sinistra o più estremista o più “puro” del Pci, e ora del Pd, punta a demolirlo. Il grillismo è un fenomeno culturale che non a caso piace al già Gran Maestro massone Di Bernardo fan di Casaleggio e Grillo. Da posizioni di supposta superiorità etica il movimento tende a sgretolare il resto di forza popolare progressista. I capi del Pd –ormai lontani anniluce dalla loro cultura vera- hanno fatto crescere questo fenomeno cullandolo nei Festival dell’Unità e sulle loro piazze per poi accorgersi (tardi) che sarebbe stato il loro peggior nemico. Il Referendum bolognese sarà una tappa di questa corrida, caricato di senso politico ben al di là del contenuto del quesito. I cattolici si troveranno a fare da bersaglio in uno scontro che tanto riguarda loro interessi reali (le scuole) quanto riguarda invece in realtà una partita diversa. Che alcuni cattolici accettino di fare da ruota di scorta del Pd è film già visto. Ma che questa strategia si giochi su un terreno proprio della dottrina sociale della Chiesa come la libertà di educazione, significa giocare con il fuoco. Io li avrei lasciati a cantarsela, ballarsela e suonarsela da soli. I promotori, dico. Portassero pure un po’ di migliaia di persone a dire che non vogliono finanziamenti pubblici alle scuole paritarie. E allora, che novità sarebbe ? Sappiamo che un tot di gente la pensa ancora in modo ottocentesco. Il referendum consultivo sarebbe stato solo un gioco. L’aver accettato lo scontro con un arma utile solo a misurare forze antagoniste all’ultimo sangue, porterà questo gioco a essere invece un maledetto problema. Comunque vada,  sia che vincano sia che perdano, si sarà creato uno scontro sulla pelle dei bambini. Ce n’era bisogno ? La politica faccia le sue mediazioni su cose così delicate senza badare ai massimalismi di qualcuno che vorrebbe governare il mondo con la rete e un paio di guru. Al referendum non andrò a votare, spero con la maggioranza.