In che verso va il mondo (Sole 24 Ore)
Molti ritengono che la parola poetica sia soprattutto una sorta di “fuga”
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Molti ritengono che la parola poetica –nel suo insorgere e nel suo tendersi- sia soprattutto una sorta di “fuga” dalla morte, esorcismo o disperato e prezioso fermare il tempo in “lettere d’oro”. Io credo che essa sia innanzitutto riconquista, dall’altro capo della strada, del senso della nascita. La morte è un grande “no”, una landa che non conosciamo, un buio che pare inghiottire tutto e genera certo una accensione, una intensità delle parole nel loro rapporto con il visibile, con il fuggente. Molti grandiosi testi ne portano il segno. Ma la nascita è invece un fatto, un misterioso sì, un pezzo di realtà che conosciamo. Uno “scandalo”, dinanzi a cui si orienta il cuore: dono o maledizione ? Ha i volti dei nostri “genitanti” come diceva Dante, e della storia e del corpo in cui siamo. Fare i conti con la nascita, con il suo senso è il drammatico e abissale lavoro di tanta poesia. Lo mostra il ricorrere così frequente della figura della madre –si pensi solo a Pascoli, Pasolini, Testori, Luzi e altri. Una madre che non è solo tema affettivo, “facile” emozione sorgente di poesia, ma presenza familiare e misteriosa in cui cercare il senso, il segno, il primo indizio meraviglioso e anche oscuro del nostro essere qui. Questo vale in modo speciale nella nostra epoca di madri violate, di madri cercate, di madri violente, e ancora, di madri che non riescono o non vogliono esserlo, in questa epoca in cui le madri sono spesso scandalo e anche estremo appiglio. In questa onda va il libro di Maria Pia Quintavalla, “China”, Effigie edizioni. Un canzoniere dolce e duro per la madre composto da una poetessa esperta, segnalata nei suoi esordi da Zanzotto, abile e disposta a condividere sperdimento e intimità di colloquio. Un libro forte, diario di apparizioni e dialoghi, dove la poetessa e una famiglia compongono il proprio nuovo diverso “accordo”, oltre tutte le durezze e le fratture, di fronte a lei, la madre, donna antica e futura. Davide Rondoni