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Siamo nell'epoca dell'illusione

In che verso va il mondo (Sole 24 Ore)

Siamo nell'epoca dell'illusione

Siamo nell’epoca dell’illusione, della critica impossibile. Così dicono. Ogni giorno, ogni ora e istante ci arrivano così tante notizie che sembra impossibile, dicono, avere reale senso critico. Arrivano troppi libri. Dicono così, se ne lamentano. Come se fosse il problema. Pensano -qui è l’inganno- che avere senso critico sia riuscire a conoscere tutto per poi scegliere. Come se la vita riuscisse a stare dentro un catalogo, un’enciclopedia, un museo, da cui passeggiando scegliere. E dunque la moltitudine li sgomenta, il caos di pubblicazioni li irrita, in fondo anche questo volto ironico del mistero li disorienta. Poi vengono gesti critici come il libro di Gabriella Sica “Emily e le altre” (Cooper) e ti accorgi che la critica è non solo possibile, ma viva e bella. Ma per esserlo deve accettare di farsi viaggio senza rete, avventura personale, scoperta di legami. La Sica entra nella misteriosa costellazione –tra 800 e oggi- dove stanno alcune poetesse che hanno letto, tradotto, “rivissuto” la Dickinson. E lo fa pure lei traducendo 56 poesie, parlando di loro, e offrendo scoperte, amaritudini e rischiaramenti di una sua “biografia obliqua”. Qui si imparano un sacco di cose sulla poesia, si scoprono corrispondenze e differenze. Si resta incantati e si vuol procedere curiosi. Precisione di notizie, svelamento di disegni e archi, evocazione dell’invisibile. Emily, Cristina, Elizabeth, Margherita, Nadia, Amelia e l’onnivagante Sylvia, diventano non solo poetesse amate e studiate, ma anche figure di un personale mantra, con una devozione e una gratitudine del profondo. Un viaggio nella grande poesia del Novecento, nei territori estremi dove diviene ombra dell’assoluto, nel suo luogo preferito tra disastro e inizio. Su volti segnati in modo duro dal destino si svelano i tratti di una bellezza sempre ulteriore. Sono pagine dal cui pasto gli occhi si risollevano tremendi e più chiari. “Vivo nella Possibilità - / una Casa più bella della Prosa (…) e per Tetto Perenne/ la Volta del Cielo”