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La poesia è una delle forme della leggerezza

In che verso va il mondo (Sole 24 Ore)

La poesia è una delle forme della leggerezza

La poesia è una delle forme della leggerezza ? In questo tempo che sembra privilegiare il pesante più che il profondo, il greve più che il serio, cosa è la vera leggerezza ? La letteratura può opporre qualcosa all’aggravarsi della vita ? Sì, a patto che non diventi pesante idolo a se stessa. Quella di cui ci parla il bel libro di Paolo Lagazzi è una leggerezza diversa da quella predicata da Calvino, che era priva di anima e finiva per rendere intellettualismo futile la letteratura. Qui siamo più vicini a quella levità o “grace” indagata da Simon Weil –e se possibile aggiungere un nome alla già vasta galleria di in questo libro, diremmo anche da Maria Zambrano. E’ possibile coglierla nei bambini-giaguaro (figli della dea più remota della Amazzonia) che girano nelle città a far risentire i mormorii della foresta. O la si trova nella storia dell’indimenticabile drago Aitvaras, un mite drago tratto da un bestiario inventato che vuole solo mangiare frittate. E’ la leggerezza della fuga di Amore da Psiche quando lei, invece, lo vorrebbe “fissare”. E nelle storie bizzarre dei maghi e illusionisti del Novecento. Ma oltre a esser mago fuori dalla pagina (con il fratello gemello han girato circoli e circhi) Lagazzi è un saggista di straordinaria cultura e però di prosa ariosa e saporita. In questo volume edito da Archinto, il suo sguardo cerca la leggerezza anche nella gravità. Ci porta tra mille autori in una compresenza mai scomposta di antichissimo e di futuro, tra Nieszche e i Peanuts. Qui Leopardi, maestro della immaginazione di cui la ragione ha bisogno, diviene un maestro della rêverie, il sogno consapevole di cui parla Bachelard. La natura profonda della leggerezza di cui Lagazzi parla è la infinità del desiderio. Si chiarisce infine nella dolentissima voce di una poetessa prediletta, Fernanda Romagnoli: essa è “la stigmata che in me sfolgora e dura”.