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L’orrore prende la parola e mutila ogni parola superficiale

In che verso va il mondo (Sole 24 Ore)

L’orrore prende la parola e mutila ogni parola superficiale

Nelle ore in cui da diverse parti d’Italia l’orrore prende la parola e mutila ogni parola superficiale, rendendo del tutto vacue e, appunto, più orride loro, le ciance dei media dedicate alla povera Sara, uccisa, stuprata e buttata nella cisterna, oppure a Elisabetta, madre perduta nelle ombre che soffoca il figlio, ecco nelle stesse ore mentre scende il diluvio di parole che questi fatti generano nel marcio zabaione televisivo di intrattenitrici del niente, arriva in gesti e in libri il richiamo a condividere la poesia. C’entra questo richiamo con la quasi afasia –travestita da chiacchierume- che ci piglia davanti all’orrore ? La poesia autentica è parola che rispetta perché indaga le dimensioni della vita: la gioia e lo spavento, la letizia e l’oscuramento. Lo si vede in poeti che nell’orrore hanno vissuto: Ungaretti, Celan, Achmatova, Mandel’stam. S’è destato pure Magris l’altro giorno sul Corriere, dato che sotto casa sua a Trieste ha visto che la poesia parla a tutti, se a tutti proposta. Ha chiesto: condividiamo più poesia. Gli riconoscono autorità, la eserciti. E una notte in tv lo si sentii dire a Zavoli. Condividere poesia non è un amabile atto di intrattenimento culturale, bensì ridirci in faccia l’orrore e la supplica di essere uomini. La pena e la dura speranza. Il nostro bisogno di un abbraccio grande e quasi demente d’amore come una misericordia. Per non disperare di noi. Dirci in faccia di Sara, di quella cisterna dove s’è persa (per sempre ?) la sua grazia di quindicenne. Dell’anima oscurata e del gesto rapinoso dello zio (e dei nostri). E dirci della vita, che tra questi orrori lacrima e chiede flebile ma imperiosa un senso. Soprattutto bene ha fatto Roberto Mussapi, con il gesto di una antologia (Bona vox, Jaca Book) a ricordarci la ritrovata natura teatrale, condivisa della parola poetica. Non solo ai tempi di Dante e Schakespeare, ma anche di Testori di Luzi e ora, in questi duri attimi.