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In questo tempo incline al lamento

In che verso va il mondo (Sole 24 Ore)

In questo tempo incline al lamento

In questo tempo incline al lamento, in questa terra di uomini e donne lamentevoli, sì, in questa regione del pianeta dove ci si lamenta per situazioni che ad altri, poco lontano, sembrerebbero il Paradiso, voglio offrire il piccolo scandalo di non lamentarmi per l’ennesimo almanacco o antologia. So per esperienza che l’antologista si espone a uno stillicidio di parole infami a mezza bocca e a recensioni crudeli. Anche di questo nuovo “Almanacco dello specchio” curato da Riccardi e Cucchi in Mondadori si potrebbero elencar i difetti. E invece voglio dire: grazie. Alla faccia di tutti i lamentosi che vivono senza gustarsi niente, nessuno stupore. Vedo nello sfogliare quelli che mi paion difetti, certo. Ad esempio non citare i lavori di Paolo F. Iacuzzi e di Saverio Simonelli quando si esaminano i testi di Bigongiari o le traduzioni di Kavanagh. O certe debolezze (la vacua intervista di Branciaroli). Ma voglio ringraziare perché questo libro m’ha fatto di Bigongiari risentire la luminosa e durissima forza. Una poesia meditativa e però trascinante, radicale e però lieve come disegnata sull’acqua. E m’ha fatto scoprire un poeta, l’ungherese Miklòs Radnoti, tragico e meraviglioso, buttato in una fossa comune nel ’44, con un taccuino di poesie in tasca. “Ventotto anni” dedicata alla madre, morta di parto col gemello che con lui stava nascendo, è uno dei testi più lancinanti, dolci e sperduti che abbia mai letto. Il poeta, ormai uomo, si rivolge al ritratto della madre, preso quando lei aveva all’incirca la sua età di ora. Poesia di duro attaccamento alla vita, di domanda sul suo senso. Un colpo alle reni fiacche di che nella letteratura solo il minuetto vanitoso della propria carriera. Uno schiaffo sulla bocca di chi sa solo lamentarsi. Finisce così: “Povera mamma, vittima del sangue,/ormai sono maturo per essere umano,/ il sole forte mi scotta e mi acceca,/fammi un lieve cenno con la mano/che va bene così, che tu lo sai/ che non vivo invano.”